O almeno non da parte sua.
Si, continuava a guardarlo dall'altra parte della strada, mentre con i suoi amici si allenava a calcetto.
Aveva sempre amato il suo vantarsi di essere bravo in quello sport, che lei ora tanto odiava.
Si, si erano conosciuti esattamente in quel modo, una partita di calcio.
No, lei non amava giocava; era negata nella maggiore parte di tutti gli sport che prevedessero l'uso della palla.
Erano passati ormai tre mesi dall'ultima volta che le aveva rivolto la parola; un messaggio in segreteria, per la precisione.
" Credo che non siamo fatti per stare più insieme. Forse non lo siamo mai stati. Mi spiace. Sappi che ti auguro il meglio, perché te lo meriti."
Ecco ben cinque anni, tre mesi e dodici giorni buttati nel cesso.
Gabrielle amava il gelato alla menta con scaglie di cioccolato al latte, ma ora non ne avrebbe mangiato neanche un cucchiaio.
Era dimagrita. Non mangiava, se non quel poco che la madre le implorava di ingurgitare.
Lei non lo sapeva, ma di notte si alzava, e gettava tutto nel cesso. Proprio come i suoi anni con Dave.
Cinquantadue sms e ventitre messaggi in segreteria, ma lui non aveva mai risposto.
Tutta colpa di quell'altra. Ormai Dave era suo.
Casa vuota. Musica così alta da far tremare la cristalleria della mamma. Bagno caldo.
Si guardava allo specchio, e voltandosi era in grado di contare le vertebre, una ad una, e questo le faceva profondamente schifo.
Gabrielle si era sempre chiesta se le lacrime, un giorno, avessero cessato di scendere e rigarle il viso.
Forse, non sarebbe mai successo.
Si immerse in acqua, era calda.
Fosse bastata una spugna, per togliersi la colpa dal suo corpo, beh, l'avrebbe fatto.
Si alzò, afferrò l'accappatoio e per sbaglio, scivolando, fece cascare il portasapone, che si frantumò.
Decise di ritornare in acqua, dopo aver afferrato i cocci di vetro.
Il pezzo di vetro le faceva il solletico, e lei rideva. Rideva forte.
Tutto d'un tratto, il silenzio.
Abbassò il capo verso l'acqua. Era rossa.
Sorrise. Poi scoppiò in lacrime.
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