Mi ritrovai a pensare a quanto la vita fosse stata dura con me.
Ero diventato un parassita, mi aggrappavo all'unico ed ultimo granello di sabbia di una scultura portata via dal vento e dalle onde, nella speranza di qualcosa di nuovo.
Ma la mia vita era così abituata a mostrarmi solo il nero delle cose, che improvvisamente quel colore divenne il mio preferito.
Mi teneva stretto a qualcosa che andava oltre le mie capacità, e mi lanciava in un turbine di irrequietezza e tristezza che neanche la luce del sole riusciva a placare. Anzi, anche quella mi dava fastidio.
Ero diventato quasi una sorta di vampiro, nonostante l'odore del sangue mi provocasse ancora la nausea.
Iniziai a pensare che le tenebre fossero la mia casa, che qualcosa li sotto fosse incatenato e toccasse a me liberarlo. Forse mi avrebbe reso immortale, dalla bellezza immutabile o addirittura ricco sfondato. Perché non felice, eh?
Non esplorai mai la felicità, neanche da bambino.
Iniziai a chiedermi perché avessi dovuto sperimentare qualcosa di nuovo, ora che sapevo che la tristezza aveva logorato gran parte del mio cuore.
L'immortalità non guasterebbe affatto. Sceglierei quella.
[cit.]